“Dal Vesuvio risplendevano in parecchi luoghi delle larghissime strisce di fuoco e degli incendi che emettevano alte vampate, i cui bagliori e la cui luce erano messi in risalto dal buio della notte, […] una notte più nera e più fitta di qualsiasi notte.”
È così che Plinio il Giovane parla di quei terribili momenti in una lettera all’amico Tacito, raccontandogli della morte dello zio Plinio il Vecchio.
Era l’autunno del 79 d.C. e la terra tremava già da tre giorni quando Oplonti, Ercolano, Stabie e Pompei rimasero sepolte sotto uno strato di almeno 6 metri di ceneri e pomici in seguito ad un’eruzione del Vesuvio.
Non è noto il numero preciso degli abitanti all’epoca – è stato stimato che potesse variare dai 6 ai 20 mila – ma la maggior parte della popolazione riuscì a mettersi in salvo ai primi accenni della catastrofe. I corpi ritrovati furono infatti circa 1150, anche se molti non vennero mai portati alla luce nelle zone dell’antica città tutt’oggi da esplorare.
Gli scavi archeologici di Oplonti si trovano al centro dell’odierna cittadina di Torre Annunziata ed hanno avuto inizio nel XVIII secolo grazie a Francesco La Vega il quale, scavando un cunicolo, ritrovò la Villa di Poppea, dimora della seconda moglie dell’Imperatore Nerone. Nel corso del tempo gli scavi subirono continui abbandoni e riprese, riuscendo comunque a riportare alla luce, dopo quasi 1700 anni, la città sepolta e gli ultimi momenti di vita di alcune persone rimaste vittime della colata lavica.
Si tratta di una testimonianza unica e straordinaria della vita in epoca romana e della città ritrovata meglio conservata. La grande quantità di reperti venuti alla luce – tra cui gioielli, opere d’arte, ville e accessori comuni – fornisce un quadro preciso di quelle che erano le abitudini, la cucina e i costumi di questa popolazione vissuta sui quei territori oltre 2000 anni fa.
A sottolineare la loro importanza, gli scavi archeologici di Oplonti, insieme a quelli di Pompei ed Ercolano, sono stati inseriti nel 1997 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO e sono il secondo monumento italiano più visitato dopo il Colosseo e il Foro Romano. Nel 2016, per la prima volta nella sua storia, Pompei ha superato il record di presenze agli scavi con oltre 3 milioni di visitatori.
I siti archeologici sono aperti tutto l’anno – esclusi l’1 di gennaio, l’1 di maggio e il giorno di Natale – dalle ore 9.00 alle 17.00 (dal 1 aprile al 31 ottobre la chiusura è alle 19.30).
I biglietti sono acquistabili in loco o sul sito ufficiale e variano nel prezzo a seconda delle zone che si desidera visitare.
Per i tre siti di Oplonti, Stabia e Boscoreale il costo è di € 5,50, per la sola Pompei € 13, per Ercolano € 11, mentre per tutti e 5 i siti presenti nella zona (Pompei, Ercolano, Oplonti, Stabia, Boscoreale) il prezzo è di € 22. Sono inoltre presenti delle agevolazioni per gli under 25 e per diverse categorie professionali: verificate le condizioni per le agevolazioni per l’ingresso. L’accesso è libero per i minori di 18 anni e, ogni prima domenica del mese, per tutti i visitatori.